C’era una volta… Chi? Cosa?
Con il titolo del suo libro “Un bambino chiamato “cosa” Dave Pelzer ha messo insieme i due termini.
Nelle favole i protagonisti, di solito, sono animali pensanti e parlanti che si comportano come persone e rappresentano con le loro azioni i vizi e le virtù degli uomini.
Chi legge è un bambino, l’essere rispettoso coraggioso obbediente fidato che può diventare “cosa” quando è maltrattato violato sfruttato ferito seviziato abusato.
Di “bambinicosa” se ne incontrano tanti intorno a noi, ma facciamo finta di non vederli e la loro vita è esistenza e non favola.
Il personaggio del racconto diventa la vittima preferita della madre: botte, niente cibo, ferite da coltello, bruciature e tanto altro ancora.
C’è anche un padre, ma è alcolizzato debole e assente.
Il “bambinocosa” non racconta a nessuno ciò che subisce, anzi crede di meritarsi tutto quello che soffre perché è un bambino cattivo: è questo ciò che crede di essere e nessuno può aiutarlo.
Ma… nelle favole c’è sempre la fata buona che sconfigge il cattivo e… tutti vissero felici e contenti.
La nostra Fata Turchina? La Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia grazie alla quale “i bambini hanno diritto a nome, nazionalità, famiglia, alimentazione, cure, casa, gioco, istruzione, educazione alla comprensione, alla tolleranza, alla pace e alla solidarietà, protezione dall’abbandono, dalla crudeltà, dallo sfruttamento”.
La favola è stata riscritta.
“C’era una volta un bambino felice, coraggioso, rispettoso, altruista, sognatore.
Viveva in una famiglia dove, grazie alla presenza amorevole del babbo e della mamma, ha imparato che lo spirito, il coraggio e la bontà possono sempre trionfare.
Lo sguardo è sereno, i suoi occhi sono puri, senza cancellature, senza raschiatura. Vive felice e contento e tutti lo amano”.
E non c’è niente di più bello intorno a noi di uno sguardo puro di bimbo e nulla di più triste di occhi spenti.
Le finestre sono aperte, ma la casa è vuota.
Un “bambinotesoro” vive un presente luminoso e avrà certamente un futuro ancora più splendente.
Intorno a lui sempre ci saranno:
“Gocce di luce nella notte, fiammelle guizzanti nel ghiaccio, sentimenti vittoriosi della fragilità dell’esistere”.
Dave Pelzer, Un bambino chiamato “cosa”